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1 giu 2010

Ci sarà la crescita ?


Con Emanuele Pirella e Edmondo Berselli, Giampaolo Fabris rappresenta un'altra figura professionale che ho incrociato sul lavoro e che è venuta a mancare in questi primi mesi del 2010. A differenza degli altri due, di lui ho solo ricordi ufficiali davanti a committenti o in conferenze. Da universitario, invece, ho guadagnato i miei primi soldi come collaboratore della "sua" Demoskopea.
Mi ha sempre colpito la sua grande capacità affabulatoria e una scrittura vivace che, a volte, nascondevano le parti più acute dei suoi pensieri. Nella sua ultima intervista a Repubblica c'era una considerazione sul progressivo allontanamento tra curva del consumo e curva del benessere. Con una semplice affermazione inglobava l'esigenza di crescita, invocata da tutti gli economisti, e le varie teorie sulla decrescita, l'affacciarsi ad un millennio dove il benessere sarà inevitabilmente più sull'essere che sull'avere, dove tutti dovranno avere l'indispensabile ma, se cercheranno di avere tutto, la Terra non potrà reggerne il peso. In un momento cosi' difficile le risposte continuano ad essere stereotipate. Ci vuole la crescita, ma quale? Per tutti o per qualcuno? Si continuerà a calcolare solo la quantità? La curva del benessere sarà uguale in tutto mondo? E quella del consumo? Fabris ci ha lasciato il suo ultimo seme. Facciamolo crescere.

31 mag 2010

Settanta - Shangai - Stratos


Gli anni Settanta, secondo autorevoli intellettuali, sono i peggiori della nostra Storia recente, spesso collegati esclusivamente a un terrorismo feroce e assassino. Contemporaneamente, per me, sono stati gli ultimi anni di creatività del nostro Paese. Il miglior esempio di sintesi tra musica, testi, visione ma anche internazionalità, sensibilità sociale, design innovativo rimane il gruppo musicale Area che copre un periodo di non più di sei anni (1973- 1979). Con un frontman, Demetrio Stratos, passato, suo malgrado, alla leggenda. Che al posto di cercare soldi facili si spende nella sperimentazione vocale per poi morire prematuramente a 34 anni. Di questa storia c'è oggi un documentario, La Voce Stratos, che riesce a dare un punto di vista interessante degli anni Settanta. In questi giorni l' Italia ha portato all'Expo di Shangai quello che dovrebbe essere l'eccellenza del Paese. Un giornalista, tra i tanti, ha fatto un elenco sommario: auto di lusso, abiti, qualche opera d'arte, riproduzioni di capolavori (alcuni), pasta, olio e vino. Ma quanti Demetrio Stratos nel design, nella moda, nella musica, nella ricerca ci sono nel 2010? Vado controtendenza, molti. Basta volerli trovare, basta ritagliare loro uno spazio sui media, basta offrire qualche chance progettuale. Basta riconoscerli. Più che start up, partiamo dai talenti che già ci sono. Un' Italia contemporanea, non un' Italia che guarda la sua scia.

28 mag 2010

Gli esami dei ministri


La Banca d'Italia ci dice che il 24% degli studenti italiani proviene oggi dal 20% più ricco della popolazione e solo l'8% dal 20% più povero. Dall'altra parte un Ministro della Repubblica, con una abilitazione alla carriera forense conseguita a più di mille chilometri dal suo luogo di attività e la forza di un maglio, sta distruggendo la parte più qualificata della scuola, a partire da quella dell' obbligo. Senza peraltro migliorare il resto, già distrutto da altri Ministri alla Pubblica Istruzione negli ultimi 30 anni. Non contento propone uno slittamento della partenza del calendario scolastico al 1 ottobre, per favorire (?) il turismo. Edito dalla Università Bocconi Editore, Il mito degli uguali - John Dunn parla della democrazia degli uguali sotto l'ombrello dell'illuminismo e del mutamento della democrazia dove il voto crea il potere di un gruppo egemonico e non dei rappresentanti di autogoverno del popolo. Non è vero che la nostra cosiddetta élite non persegua metodi e ideali democratici. Semplicemente non li conosce. Non sa. Ignora. Perché ha saltato tutti gli esami. E anche per fare il ministro, si sa, gli esami non servono.

17 mag 2010

Milano - Cambridge, Italia - UK


Qualche mese fa mi è stato chiesto un articolo sui Nobel a Milano. Avendo una buona conoscenza di Cambridge (UK) ho provato a fare un parallelo con questa piccola città di centomila abitanti e le sue università che ne determinano la notorietà cercando di comprenderne il funzionamento, le differenze e i risultati straordinari (85 premi Nobel). Contro uno, Giulio Natta, e mezzo, Riccardo Giacconi, mezzo perché sedimentato e conseguito in America dove Giacconi vive dal lontano 1958. Il pezzo, Il software di Milano, ha un fondo di ottimismo e per questo ho ricevuto qualche doverosa critica. Qualche giorno dopo, sempre da Cambridge, mi è arrivato un report di Herman Hauser, un signore austriaco che è stato professore , industriale e oggi venture capitalist, in un percorso entropico frequente dentro la filiera della formazione della città.
Il report, era e oggi, con la vittoria dei Tories, non è più, per Lord Mandelson, Segretario di Stato. Il suo titolo è molto chiaro: The Current e Future Role of Technology and Innovation Centres in the UK. E ci fa capire l'altra parte della nostra differenza con il modello anglosassone.

12 mag 2010

Sulle qualità del mondo anglosassone


Creative Review, per chi non la conoscesse, è una rivista inglese che si occupa di creatività e di design intesi nel senso più ampio del termine. Dalla grafica alla tipografia agli allestimenti, dalla pubblicità ai film ai documentari. Fino a tutta la nuova progettazione per il mondo digitale. Quest'anno compie 30 anni, anzi li ha già compiuti a marzo. Questo mese, come tutti gli anni, produce una selezione dei migliori lavori in pubblicità, graphic design e visual communication. Sfogliandolo si ha una fotografia molto precisa del mondo anglosassone e della sua assoluta leadership in questi campi che poi rappresentano i media, l'industria, i servizi della nazione. Non so se nasceranno criteri che possano misurare il Pil (prodotto interno lordo) inteso come somma della qualità di un Paese. Qualcuno ci sta provando. Certamente, non essendo un economista, un annual come quello di Creative Review, in un anno non certo brillante, dà un quadro della contemporaneità e della visione del futuro della Gran Bretagna. Mi piacerebbe che tutti i tanti talenti del nostro Paese potessero avere lo stesso humus e le stesse chance che hanno i loro colleghi inglesi in questi campi, a partire dalla televisione.

7 mag 2010

Quanta disuguaglianza possiamo accettare?


Ci sono diverse teorie sull'etica, dall'utilitarismo al libertarismo oggi adottato dal liberalismo anglosassone, dall'egualitarismo al marxismo.
Ieri sera mi sono imbattuto in una puntata di Anno zero sui fenomeni corruttivi che hanno portato alla dimissioni di un Ministro della Repubblica. La parola etica non è mai stata pronunciata, la parola sociale o società neanche. La parola cittadino, neppure.
Il massimo della riflessione di una giornalista era chiedere maliziosamente come mai questi fatti fossero usciti adesso e non sei mesi fa, o tra sei mesi. Non domandarsi se il reato potesse essere avvenuto, su quale humus si inserisca, quali ricadute può avere la corruzione sulla qualità della vita dei cittadini che, di una democrazia, dovrebbero essere il cuore.
A prescindere, come diceva Totò.
Con un utilizzo sempre più improprio della parola politica. Che copre ambiti e comportamenti che con la politica nulla hanno a che fare.
Mi è tornato in mente un libro: Quanta disuguaglianza possiamo accettare? di due famosi ricercatori olandesi, Arnsperger e Van Parijs, il cui sottotitolo è Etica economica e sociale.
O forse la parola etica non può essere pronunciata in televisione perché troppo difficile?

28 apr 2010

Pilastri


Prima di diventare un Paese di poveri pieno di ricchi segnaliamo tre libri neanche freschissimi di stampa che, in qualche modo, hanno a che fare con i pilastri di una civiltà:
Tempi storici, tempi biologici - Enzo Tiezzi ristampato da poco da Donzelli.
La sostenibilità è, prima di tutto, passaggio di conoscenza.

27 apr 2010

Territori e rotonde



Nel chiacchiericcio sui territori che ha seguito le ultime elezioni italiane mi è tornato in mente un libro, pubblicato da un bravissimo editore svizzero e indipendente, ugualmente sensibile a forma e contenuti.
Si chiama The Image and the Region - Making Mega- City Regions Visible e analizza la sfera di influenza di grandi città - regioni (Mega City Regions). Una delle mappature più interessanti è il panorama delle relazioni tra tutti i settori delle industrie creative di Zurigo.
Due dichiarazioni forti: Al Gore, intervistato settimana scorsa, si è detto stupito dalla qualità (alta) che viene elaborata dalla branch italiana di Current Tv. Un eccentrico critico di arte, secondo me giustamente, afferma che la qualità in Italia, in questo momento storico, trova posto solo ed esclusivamente ai margini del sistema.
Il Sole 24 ore tramite il suo esperto di capitalismo molecolare produce un'apologia del Veneto post industriale a valle di un convegno dove, sulla creatività, parlavamo tutti i rappresentanti del potere in Italia. Forse i territori sono solo lo spazio tra una rotonda (tavola) e un' altra.

25 apr 2010

Daily Hubbub by Hublab


Hubbub vuol dire letteralmente "confusione, baccano" ed è uno spazio che nasce da Hublab, una società che ha come obiettivo la valorizzazione delle capacità e del talento italiano contemporaneo.
Hub come perno, luogo di incontro anche fortuito, lab come laboratorio strategico e vitale di idee, ricerche, arti applicate.
Hubbub cerca di identificare, nella confusione - di storie, profili, identità e talenti molto diversi - quei personaggi che, ogni giorno, ci raccontano una storia nuova con le loro capacità spesso uniche. Che qualche volta si trasformano in un lavoro, altre volte rimangono in un limbo senza uno sbocco creativo o professionale.
L'idea del suo diario (blog) è seguire qualche filo conduttore come la multidisciplinarietà e la biodiversità, intesa come capacità individuale nel fare e nell'applicare. E di cercare di guardare la realtà secondo quello che già è possibile sapere e saper fare. E per qualche motivo non si fa.